sabato 19 marzo 2016

La gioia è il sussurro di Dio

Dopo la tempesta, una lieve brezza, un alito di vento, un sussurro, sovrastano la natura devastata. Il cielo terso e striato da stralci di nuvole residue, si intiepidisce pervaso dai raggi di sole, che maestoso si erge all'orizzonte. Non c'è buio cui non segua la luce, pare affermare la calda stella imponente, non c'è ghiaccio che non possa trasformarsi in sorgente. E'così che gli alberi dischiudono i loro fiori, l'erba si rizza sulla calda terra e la dispinge di un verde novello, le timide farfalle volteggiano festose punteggiando il paesaggio di colori vivaci. E' così che arriva la gioia, silente, come un fiore che si apre alla vita, impercettibile come il battito d'ali di farfalla e lieve sfiora la terra come un fruscio di vento tiepido. Non puoi afferrarla senza soffocarla, non puoi guardarla, senza vederla sfumare, puoi solo sentirla, ascoltarla nel silenzio di un cuore devastato dalla tormenta e svuotato dalle macerie dell'impeto della burrasca, ripulito dalle onde che prepotenti irrompono senza una senso nè una direzione, portando con sè tutto quanto incontrano nel loro cammino. La gioia è un atto di fede, è un profumo soave, una breve stagione, un caldo abbraccio. Cedere al timore di perderla è già averla smarrita, contenere l'esuberanza della sua leggerezza è più difficle che cingere un'oncia di dolore. La gioia vuole un cuore puro, capace di contemplarla, senza esserne sopraffatto, un cuore sincero che sappia riconoscerla e scovarla nelle piccole cose. Un cuore semplice è un cuore capace di gioia, un cuore umile ne conosce il significato, un cuore folle può vivere un vita nell'attesa di incontrarla ed un cuore grato è capace di accettare il rischio di perderla, perchè averla incontrata anche una sola volta nell'arco di un'intera vita, è sufficiente per comprendere l'esistenza di un cielo, che accoglie la nostra miseria e, nel suo immenso amore, annega il dolore nel suo palpito infinito.

mercoledì 2 marzo 2016

Luisa corre

Luisa corre, tutti i giorni, nel parco alla periferia della sua città, forse è più giusto dire che Luisa scappa, ogni giorno Luisa scappa dai suoi ricordi, fa uno sforzo magistrale per lasciarsi alle spalle il peso del giorno che ha preceduto la notte. Prima che i pensieri l'assalgano indossa le sue scarpette, prima del caffè, prima della colazione, quando è ancora nel dormiveglia. Allora scende le scale di corsa, indossa le sue cuffie e comincia a correre. Guarda avanti Luisa e si allontana dal passato che non si stanca mai di seguirla. Ma Luisa è forte e corre più veloce. Luisa non ha paura, Luisa è sola, veramente sola - Come ogni uomo d’altronde, come ognuno di noi sarà nell'ultimo istante della sua vita - pensa. Luisa è coraggiosa e non accetta compromessi, è fiera. Un giorno Luisa cade, scivola sulle scale di casa, stupidamente proprio mentre si accinge alla sua corsa mattutina. Luisa è sola e non ha con sé il cellulare, sente dolore alla caviglia e si trascina verso casa. Luisa non può più correre per almeno quaranta giorni. Luisa non è più fiera, sente che non potrà fuggire al suo dolore, questa volta deve attraversarlo, se non vuole farsi ingurgitare dalle sue spire, deve lasciare che questi l'afferri, e, leggera come una piuma, deve lasciarsi trasportare dove questi la conduce. Luisa ha paura, e si sente umiliata dalla sua inabilità. E' mattina, il primo giorno senza la sua corsa, Luisa apre gli occhi, fa per mettere il piede a terra e sente il rumore del gesso sul pavimento, così ricorda che oggi non potrà correre. Si dirige in cucina con le stampelle e prepara il caffè, tutto è così pesante, la sua gamba, i suoi pensieri, la sua colazione. Luisa chiude gli occhi e lascia che tutto accada, una lacrima scivola sulle sue guance, e un'altra ancora - Forza, Luisa, respira, che vuoi che sia, ogni mattina fai chilometri di corsa, prenditi il tempo per riposare - prova, così, a consolarsi. Una morsa le stringe lo stomaco. Luisa non si riconosce, dove il suo orgoglio, dove la sua forza, dove il coraggio...Bussano alla porta, è la sua vicina, ha saputo che è caduta e le ha portato qualcosa per il pranzo. Al telefono il suo capo le chiede come stia. Il suo papà, nel pomeriggio, passa a trovarla e trascorre un po' di tempo con lei...Luisa è felice. Pensava di essere sola, invisibile, invincibile, ma quando è stata sconfitta da quello che non poteva controllare, ha sentito la carezza del suo Dio, nelle piccole cose, nell'invisibilità del dono di sé. Luisa è felice, inabile, bloccata, impotente e … innamorata si abbandona alle carezze del suo Creatore.