sabato 19 marzo 2016

La gioia è il sussurro di Dio

Dopo la tempesta, una lieve brezza, un alito di vento, un sussurro, sovrastano la natura devastata. Il cielo terso e striato da stralci di nuvole residue, si intiepidisce pervaso dai raggi di sole, che maestoso si erge all'orizzonte. Non c'è buio cui non segua la luce, pare affermare la calda stella imponente, non c'è ghiaccio che non possa trasformarsi in sorgente. E'così che gli alberi dischiudono i loro fiori, l'erba si rizza sulla calda terra e la dispinge di un verde novello, le timide farfalle volteggiano festose punteggiando il paesaggio di colori vivaci. E' così che arriva la gioia, silente, come un fiore che si apre alla vita, impercettibile come il battito d'ali di farfalla e lieve sfiora la terra come un fruscio di vento tiepido. Non puoi afferrarla senza soffocarla, non puoi guardarla, senza vederla sfumare, puoi solo sentirla, ascoltarla nel silenzio di un cuore devastato dalla tormenta e svuotato dalle macerie dell'impeto della burrasca, ripulito dalle onde che prepotenti irrompono senza una senso nè una direzione, portando con sè tutto quanto incontrano nel loro cammino. La gioia è un atto di fede, è un profumo soave, una breve stagione, un caldo abbraccio. Cedere al timore di perderla è già averla smarrita, contenere l'esuberanza della sua leggerezza è più difficle che cingere un'oncia di dolore. La gioia vuole un cuore puro, capace di contemplarla, senza esserne sopraffatto, un cuore sincero che sappia riconoscerla e scovarla nelle piccole cose. Un cuore semplice è un cuore capace di gioia, un cuore umile ne conosce il significato, un cuore folle può vivere un vita nell'attesa di incontrarla ed un cuore grato è capace di accettare il rischio di perderla, perchè averla incontrata anche una sola volta nell'arco di un'intera vita, è sufficiente per comprendere l'esistenza di un cielo, che accoglie la nostra miseria e, nel suo immenso amore, annega il dolore nel suo palpito infinito.