mercoledì 12 febbraio 2014

L’anima si veste della pelle di Dio

Quando Dio creò l’anima, doveva decidere in quale involucro contenerla. La sua opera era unica e meravigliosa, nessun artista all’infuori di Lui avrebbe potuto meglio esprimere la sua genialità e unicità, e Dio si compiaceva della sua opera e ancora prima di completare il suo lavoro, già amò immensamente quello che ne sarebbe addivenuto. Ebbe però un timore, un’opera così perfetta avrebbe potuto finire col credere di essere essa stessa Dio piuttosto che “simile" al suo Creatore e tutto l’amore che era all’origine della sua creazione, si sarebbe bruciato in pochi istanti per quell’atto di orgoglio. Così prese una decisione: l’anima, che era pura luce, sarebbe stata posta nel fango e, mischiata con questo, avrebbe dovuto compiere un lungo cammino per scoprire se stessa e la sua origine. Solo così la sua opera sarebbe stata completa, per un atto di libera scelta, al di là delle sue sembianze e di quanto duro fosse il suo cammino, avrebbe potuto decidere se appartenere al fango e alla terra, o al suo Creatore. Il piano era perfetto, ma le previsioni del buon Dio alquanto ottimistiche, perché la creatura, per quanto pervasa dal puzzo del fango e piegata dalla fatica del cammino, il più delle volte sceglieva di appartenere a se stessa. Dio s’infurio per l’arroganza della sua creatura e l’ottusità della sua scelta, così decise di distruggere la sua opera. Ma si rese conto che in questo modo avrebbe distrutto anche chi lo aveva riconosciuto, e per quelle poche anime che lo avevano amato si trovò a prendere un’amara decisione, l’unica che avrebbe potuto salvare l’umanità: avrebbe immolato suo Figlio. Solo quest’atto d’eroica bontà avrebbe potuto riparare il danno che la sua creatura aveva cagionato, ma è stato anche il tentativo ultimo ed estremo di dimostrare all’umanità il suo immenso amore. Chiunque, prima di quel momento avrebbe potuto dire “E' facile per te, tutto sei, tutto puoi, invece noi ogni giorno dobbiamo combattere con i nostri limiti”. Così quando Suo Figlio venne al mondo, si lasciò divorare dall’orgoglio dell’uomo e le sue spoglie divennero le nuove spoglie di cui l’anima avrebbe potuto rivestirsi, ma ad una sola condizione, che l'uomo riconoscesse di essere cosparso di fango e morisse alla terra per rinascere in Lui. Ancora oggi pochi hanno il coraggio di privarsi delle croste che ricoprono la luce dell'anima e in tanti si preferisce la pesantezza dell’essere per non attraversare quell’attimo di nudità che precede l'abbandono nelle braccia del Creatore per indossare le Sue calde vesti.