giovedì 21 maggio 2015

Il bosco di Giulia

Tanto tempo fa, la piccola Giulia, si allontanò dalla sua famiglia, mentre sostanva nei pressi di un lago per una scampagnata. La sua curiosità la spinse a inseguire il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie sotto i suoi piedi, il mormorio degli alberi mossi dal vento. Le meravigliose forme che serpeggiavano fra luci e ombre nel bosco di faggi secolari, la spingevano sempre più lontano. Il tempo aveva cessato di scandire i miunuti nella sua mente, ella si sentiva parte del tutto e non avrebbe rinunciato a quella sensazione neanche cedendo ai morsi della fame e al richiamo dei suoi genitori. Volteggiava tra i cespugli alla ricerca di qualche impavido animale, col quale avrebbe potuto stringere amicizia. Non si accorse che la sera aveva reso i suoi passi incerti su un suolo non più visibile alla luce del tramonto, e, ignara dell'oscurità che nei boschi anticipa i suoi tempi a causa delle alte fronde degli alberi, si ritrovò sola e al buio, tra i versi degli animali, non più tanto amichevoli, e gli arbusti spinosi nei quali s'impigliavono le vesti. Il freddo e l'umidità le facevano battere i denti e l'angoscia aveva preso il posto dell'euforia. Adesso lo stomaco vuoto reclamava il suo cibo e la piccola Giulia, era impotente di fronte all'incalzare delle sue necessità. Che fare, non poteva tornare indietro, perchè al buio non distingueva il sentiero, la cosa più saggia era fermarsi, trovare un rifugio per la notte. Purtoppo questa arguta riflessione non fece in tempo a dirigere i suoi passi, perchè Giulia inciampò in un fosso e ruzzolò in una buca, che sembrava non finire mai e la portava sempre più giù. Quando finalmente toccò le pendici di quel precipizio, potè tirare un sospiro di sollievo: era ancora viva! Ma era viva e basta, nessuno avrebbe potuto trovarla, nè lei risalire, il buio e il silenzio erano fuori e dentro di lei e in quel silenzio avrebbe potuto perdersi più che nel bosco. Giulia era sempre stata un bambina coraggiosa che sapeva di esserlo, ma in quel frangente parve dimenticarlo. Non riusciva ad attingere alle risorse della sua mente per fonteggiare la paura e l'angoscia e pregava Dio di tirarla fuori da quell'assurda situazione, come in una magia, magari sul dorso di un angelo...ma non succedeva niente. Piano piano sopraggiunse la rassegnazione e il sonno e la stanchezza presero il sopravvento. Nel mezzo della notte Giulia aprì gli occhi, forse per il freddo, o perchè era scomoda e si spaventò fortemente, non riusciva a ricordarsi dove fosse, confuse il verso degli animali con il richiamo della mamma - Giulia svegliati, ma dove sei finita, smettila di agitarti! -. Nel terrore scoppiò a piangere e cominciò a gridare, pur comprendendo che nessuno poteva ascoltarla. Le ore passavano e in Giulia si pacò ogni protesta e la stessa comprese che per sopravvivere avrebbe dovuto rinunciare a vivere. Proprio così, Giulia capì che la paura di morire non poteva proteggerla, nè l'angoscia, era necessario lasciarsi alle spalle tutto quanto le era appartenuto, fino a quel fatidico giorno in cui si era persa nel bosco: i suoi familiari, i suoi sogni per il futuro, la sua casa, i suoi amici, i suoi fratelli. Per quanto strano a dirsi, la cosa più difficile da sdradicare furono i suoi sogni, Giulia voleva studiare, voleva diventare un medico, voleva una famiglia tutta sua...in quel preciso momento in cui si era allontanata dai cugini con i quali si tratteneva nei pressi del lago, pur piccola e incapace di valutare le conseguenze, aveva fatto una scelta che avrebbe modificato radicalmente il corso della sua vita. A nulla servivavo i rimpianti, nulla poteva esserle restituito, era nel fondo di una buca, senza tempo, nè spazio: era ora di prepararsi a morire. - Mio Dio - pensava - la vita è tutta qui? Ho perso ogni cosa, e forse mi appresto a perdere la vita, eppure sento di esistere, nonostante la morte sia alle porte, sento che non finirà, me lo dice la speranza che aleggia sopra ogni impossibilità, me lo dice quel pieno che sento nel cuore, così colmo di emozioni, ancora qui, dove non c'è più niente, ma ci sono io, mi sento viva, leggera, anche se non so se dopo questo respiro ce ne sarà un altro. Giulia aveva perso ogni cosa, in compenso aveva trovato l'abisso del suo cuore, la sua immensità nella sua piccolezza. In quel preciso momento, il buio non fu più buio, la solitudine fu pienezza e Giulia sentì di poter accogliere nel suo cuore l'infinito. Comprese che la vita di ogni uomo è il negativo di un'immagine complessa e piena di colori che è dentro il suo cuore, ma che, a volte, lo si scopre tardi, o forse non lo si scopre mai. Giulia chiuse gli occhi e si abbandonò.