lunedì 13 maggio 2013

L'ape vagabonda

Si posa l’ape sul lembo di un petalo, si appresta a succhiare il profumato polline e, a un passo dall’appetitoso bottino, sosta sul peso del corpo stanco. Si raggomitola in cerca di conforto e piano piano si abbandona. Una goccia di rugiada scivola verso il profumato petalo e l’ape vi scorge racchiuso il paesaggio. Si abbevera e si rinfresca, raccoglie le forze e torna al sospirato polline. Succhia e si rinvigorisce per la beltà del suo pasto, "Quanto è grande il Signore che non dimentica un misero insetto quale io sono, quanto è crudele l’umanità che dimentica intere popolazioni, senza cibo, senza tetto!”, sospira l’operoso insetto e riprende il suo ronzante volo. Osserva le luci della notte che ora si spengono e ora si accendono nelle ordinate case, osserva il mare che si infrange ritmicamente sulla battigia, osserva il sole spuntare timidamente oltre l’orizzonte. Che meraviglia, la vita! Eppure una melanconia la sfiora, come un soffio di vento, ella non sa spiegarsi perchè, non le manca nulla, il mondo è sotto di lei e le offre il giorno con i suoi splendidi colori e la notte nostalgica e misteriosa....ma, nella foga di scoprire il mondo ha lasciato lo sciame ed ora è sola.