sabato 2 marzo 2013

Il Guerriero

Corre il guerriero nella sua fulgida armatura, sfida i venti, i mari, le alture, con il capo alto accarezza il cielo, con le sue grandi mani strattona le briglie dell'amato cavallo. Procede il guerriero alla ricerca del nemico, si batte coraggioso per difendere gli ultimi, gli umiliati, gli affamati, gli abusati. E’ felice il guerriero, la sua mercè è la rinascita di coloro che avevano perso la speranza, il sorriso sul volto degli afflitti, le gote rosee degli affamati, gli occhi limpidi degli innocenti. Cade il guerriero in una crepa e non riesce ad alzarsi, il suo cavallo lo spintona col muso, nitrisce e s’impenna sulle zampe posteriori, non può vedere il suo cavaliere inerme e disteso al suolo, ma poi si allontana, in preda allo sconforto. Il guerriero guarda il cielo e gli occhi si riempiono dell’acqua piovana, il dolore lo paralizza, ma di lì non passa nessuno. Dove sono i sorrisi, gli abbracci e le voci di chi lo conosceva. E’ solo, solo come non lo è stato mai, così poggia la testa sul suolo bagnato, chiude gli occhi e si abbandona, chiedendo alla morte di venirlo a prendere. Neanche la morte si ricorda di lui, è ancora lì, affamato, dolente...bisognoso, quando nell’ombra della notte scorge una sagoma. Questi gli si avvicina, con sguardo sornione -Finalmente hai pagato il fio della tua sfrontatezza!- Il guerriero riconosce il nemico e così, lo implora -Salvami!- E quegli lo guarda e ride -Dove sono i tuoi amici, dov’è la tua arroganza, dove sono le tue infinite risorse, quelle che tanto decantavi?- - Ti prego SALVAMI!-. Così il nemico gli porge una corda, il guerriero gli si avvinghia con tutte le forze, e esce fuori dalla buca. Scappa soddisfatto ed ilare il suo nemico e lui rimane lì, attonito. Cosa mai gli aveva chiesto il destino, meglio sarebbe stato morire, ma neanche la morte gli è stata amica. Il guerriero allora comprende. Non c’è nulla in questo mondo che ci appartenga veramente, non c’è ricompensa per aver cercato ed amato il bene, fino al punto di mettere a repentaglio la propria vita. La verità è nella solitutdine, nella povertà, nell’essere nudi ed umili dinanzi al tutto, che è solo lui, il Creatore.